QUANTE SONO LE GELATERIE IN ITALIA? E QUANTE QUELLE ALL'ESTERO? CHE GIRO DI AFFARI COMPORTA L'INTERO COMPARTO? E QUALI SONO I BENEFICI PER L'AGRICOLTURA ITALIANA? PARLIAMO DI GELATO IN NUMERI, SFATANDO ANCHE QUALCHE FALSO MITO.
 
 

Il gelato è uno dei monumenti gastronomici del nostro Paese. Un prodotto che non ha risentito delle crisi dei consumi degli ultimi anni – con una crescita media del 4% l’anno – complici il costo accessibile per il cliente, la velocità di consumo e il suo essere motore della socialità.

Il gelato in Italia, numeri: consumi e fatturato

Gli italiani si stima che ne mangino ogni anno intorno a 7-8 chili ciascuno, il che comporta un fatturato di 2,7 miliardi di euro, pari a quasi il 30% del mercato europeo, distribuito tra i 39.000 punti vendita, di cui 10.000 gelaterie pure e 29.000 bar e pasticcerie con vendita di gelato. Nella sola Europa le vendite di gelato raggiungono i 9 miliardi di euro e, spostando i riflettori nel mondo, la vendita di gelato artigianale ha superato per la prima volta i 15 miliardi di euro.

Gelaterie nel mondo

Sono infatti oltre 100.000 le gelaterie aperte in tutto il mondo, spesso da italiani. I principali mercati rimangono Italia, Germania, Spagna, Giappone, Argentina, Stati Uniti e i Paesi dell’est. Tuttavia la geografia del gelato sta cambiando con il sud est asiatico in prima linea: Cina, Corea, Indonesia, Malesia, Vietnam e Australia, che registrano i maggiori tassi di crescita e sembrano attualmente avere le maggiori potenzialità di sviluppo.

 

Nel dettaglio, in Germania le gelaterie sono 9.000, di cui 3.300 dedicate esclusivamente al gelato, 2.000 quelle spagnole, 2.500 le gelaterie in Argentina e circa mille quelle brasiliane. Negli Stati Uniti, poi, le gelaterie fatturano 270 milioni di euro l’anno con una crescita del 32,5%. E sul fronte orientale la Cina, nel 2016 ha superato gli USA quale maggior consumatore di gelato al mondo, raggiungendo 300 milioni di euro di vendite.

Le conseguenze positive per l’Italia: export di macchinari e ingredienti

Questi numeri hanno una ricaduta positiva pure per il nostro paese, il quale è leader mondiale anche nel settore della produzione di macchine, vetrine e arredamenti per le gelaterie. Si tratta di un sistema industriale che conta 13 imprese di macchinari che controllano il 90% del mercato mondiale (e hanno ottenuto un fatturato di circa 250 milioni di euro), con una quota export in forte crescita. Nel concreto di che stiamo parlando? Pastorizzatori, maturatori, mantecatori, macchine combinate e macchine per il gelato soft. Senza contare il settore delle vetrine e degli arredamenti per gelateria, dove le 10 principali aziende italiane hanno raggiunto un fatturato di circa 290 milioni di euro con una quota export vicina all’80%.

Ma l’Italia è leader mondiale anche per quel che riguarda gli ingredienti e i semilavorati con oltre 65 imprese, un fatturato complessivo di 1.8 miliardi di euro (di cui oltre 800 milioni di semilavorati per gelato) e una crescita del 10%, dovuta in gran parte all’export, la cui quota è aumentata costantemente negli ultimi anni, raggiungendo l’attuale 60%. Parliamo di basi, concentrati di frutta fresca, paste di semi oleosi (nocciola, pistacchi…), ma pure di ingredienti freschi.

Gelato in Italia: l’impatto sul mercato agroalimentare

Nel 2018 sono stati acquistati circa 250 mila tonnellate di latte70 mila di zuccheri23 mila di frutta fresca e 32 mila di altre materie prime, pensiamo alla nocciola piemontese, la mandorla siciliana o i limoni di Sorrento. Con dei numeri di questa portata sarebbe forse auspicabile una strategia comune di promozione di tutte le aziende italiane coinvolte nella filiera. Anche per far chiarezza sulla vera origine dei prodotti utilizzati, a cominciare dal tanto discusso pistacchio di Bronte che sembra onnipresente in ogni gelateria.

Falso mito. A Bronte i pistacchi ci sono

È vero che c’è poco pistacchio di Bronte? Non è propriamente così, oggi nel territorio brontese sono coltivati a pistacchieti quasi 4.000 ettari di terreno. Il punto centrale della questione è un altro: in molti dichiarano di utilizzarlo, senza però utilizzarlo. È quindi opportuno usare cautela per assicurarsi di avere acquistato vero pistacchio Dop che, ricordiamolo, deve riportare la denominazione “Pistacchio verde di Bronte Dop”.

I dati su fatturato e numero di gelaterie sono dell’Osservatorio Sigep e si riferiscono al 2016

FONTE www.gamberorosso.it